Al loro posto vengono inserite nell’osso mascellare o mandibolare delle “radici artificiali” in titanio (fixture), un materiale universalmente utilizzato poiché combina l’elevata resistenza con la completa biocompatibilità. Queste radici artificiali prendono il nome di impianti dentali endossei: una volta integrati nell'osso naturale, tramite un processo che si chiama “osteointegrazione”, diventano i “pilastri” su cui posizionare i denti artificiali.
L’impianto è la soluzione in caso di mancanza di un singolo dente, come anche in casi di parziale o totale edentulia, ovvero la mancanza completa dei denti naturali.
Efficienza e sicurezza
Introdotta a partire dagli anni Cinquanta, oggi l’implantologia è diventata – grazie alla tecnologia e alla ricerca – sempre più precisa e rapida. I moderni impianti dentali garantiscono risultati sempre più affidabili, al punto da consentire di ridurre anche il tempo di osteointegrazione, l’attesa cioè che intercorre tra il momento in cui l’impianto viene inserito nell’osso e il posizionamento della protesi dentaria: dai 6-8 mesi dei vecchi impianti, si è passati ai 2-3 mesi di quelli attuali. Anche l’innovazione tecnologica digitale ha reso l’intervento molto più rapido e sicuro: la tecnica rivoluzionaria del “carico immediato”, consente l’inserimento di impianto e protesi addirittura lo steso giorno.
Anche con poco osso
Rispetto al passato, quando l’eventuale carenza di tessuto osso su cui inserire l’impianto significava per il paziente doversi rassegnare alla protesi mobile (la dentiera), le attuali innovazioni nella tecnica chirurgica rigenerativa consentono di integrare una eventuale carenza ossea, anche importante, con appositi innesti.
Nella prima fase avviene l’inserimento nel tessuto osseo della mandibola o della mascella di un numero adeguato di impianti in titanio; nella seconda fase, a distanza di qualche mese, vengono posizionati i perni e le corone dei nuovi denti artificiali.
Dopo aver praticato l’anestesia locale, il chirurgo apre la gengiva ed espone il tessuto osseo, nel quale vengono praticati dei fori e successivamente inseriti gli impianti in titanio. Al termine dell’intervento la sede può venire richiusa completamente, oppure lasciando esposta la parte terminale dell’impianto (abutment).
La prima fase è conclusa e inizia il periodo di guarigione (da 4 a 6 mesi), che deve permettere la cosiddetta “osteointegrazione”, ovvero la completa fusione tra l’impianto e le cellule del tessuto osseo che lo accoglie. Dopo il periodo di guarigione, si passa al completamento dell’intervento: nel caso in cui l’impianto sia stato completamente suturato, si procede alla riapertura gengivale per esporre gli impianti nel cavo orale e all’apposizione di perni che fuoriescono dalla gengiva e sui quali vengono cementate o avvitate le corone di porcellana, esattamente come se fossero monconi di denti naturali.
Da qualche anno, grazie alle moderne tecnologie digitali, il settore dell’implantologia conosce una nuova soluzione: rapida, precisa e poco dolorosa, che in una sola seduta permette di avere una nuova dentatura, evitando i traumi della chirurgia tradizionale. Si tratta dell’implantologia guidata a carico immediato, che ha rivoluzionato il settore degli impianti dentali: permette al chirurgo di pianificare nel dettaglio a computer l’intervento implantologico, realizzandolo in un’unica soluzione, e al paziente di tornare a casa con una dentatura perfetta e definitiva, senza dover ricorrere temporaneamente a protesi mobili.
Come funziona?
Per prima cosa si esegue una Tac 3D dell’area da trattare. Il risultato viene importato in un apposito software di elaborazione tridimensionale, che consente di effettuare un intervento virtuale al computer, pianificando con precisione il posizionamento degli impianti e dalla protesi, evitando le aree a rischio chirurgico e intervenendo in base alla quantità di osso disponibile. Una volta terminata la pianificazione virtuale, una stampante 3D realizza una mascherina chirurgica che, applicata in bocca, permette al chirurgo di inserire gli impianti esattamente come progettato al computer, senza tagli, né punti di sutura. Sugli impianti appena inseriti viene poi montata la nuova protesi fissa – da qui l’espressione “a carico immediato” –, dando al paziente la possibilità di non stare mai senza denti e di tornare subito a sorridere.
I principali vantaggi
La chirurgia guidata è più sicura, perché permette di evitare zone a rischio chirurgico; è più rapida, perché permette di panificare prima tutto l’intervento; è meno dolorosa, perché evita l’apertura e chiusura chirurgica del tessuto gengivale. Senza incisioni e suture la fase di riabilitazione è molto più veloce. Dal punto di vista estetico e psicologico, il risultato è eccezionale, in quanto vengono pienamente e immediatamente ripristinate le funzioni masticatorie e la vita sociale.
In molti casi può succedere che l’inserimento degli impianti in titanio non sia possibile, a causa di una insufficiente quantità di tessuto osseo, necessaria a garantire una perfetta stabilità dell’impianto stesso. In questi casi si può procedere con la rigenerazione/ricostruzione ossea, che può anche essere eseguita contemporaneamente all’inserimento degli impianti, in un’unica soluzione, se la quantità di osso da integrare è minimale. Se, al contrario, sono ampie porzioni di tessuto osseo a mancare, allora si procede con due interventi distinti: il primo ha lo scopo di rigenerare o ricostruire l’osso gravemente atrofizzato; con il secondo – a distanza di alcuni mesi - si procede all’inserimento degli impianti.
Tecniche di rigenerazione ossea
Le tecniche di rigenerazione ossea prevedono l’uso di osso autologo, cioè prelevato da altre sedi del paziente, oppure in alternativa bio-materiale o membrane. Questi materiali vengono inseriti sopra al sito da rigenerare, lo isolano dai tessuti connettivali (gengive), creando un effetto tenda che permette alle cellule dell’osso di colonizzarne lo spazio. Risultati ancora migliori si ottengono posizionando sotto a queste membrane innesti di vario tipo, tra cui i più utilizzati sono:
- osso autologo, cioè innesti di osso prelevati al paziente durante l’intervento di rigenerazione. Il prelievo si effettua in genere in aree intraorali, oppure nell’anca, o nella parte anteriore della tibia. I prelievi intraorali possono essere eseguiti in anestesia locale (come per un’estrazione dentaria) e sono adatti a prelievi di piccole quantità; i prelievi extraorali, invece, sono un po’ più complessi e richiedono sedazione o anestesia generale, ma consentono prelievi di una maggiore quantità di osso.
- innesti eterologhi o alloplastici, cioè innesti ossei di specie diversa, decalcificati e liofilizzati, oppure di materiali riempitivi inerti. Possono essere impiegati da soli o in associazione agli innesti di osso autologo, per aumentarne il volume.
- biomateriali o membrane, ovvero rigenerazioni peri-implantari che si impiegano in caso di deficit moderati del volume osseo. Prevedono l’utilizzo di membrane riassorbibili, eventualmente associate a placche di osteosintesi, o a membrane non riassorbibili rinforzate in titanio.
- osso di banca. Socialdent è una delle poche strutture in zona ad effettuare interventi di innesto osseo con una tecnica più efficace e molto meno invasiva, che prevede il ricorso ad osso di banca, grazie a una speciale convenzione con la Banca dei tessuti di Treviso. Rispetto all’osso sintetico, generalmente impiegato dai dentisti, l’osso di banca garantisce una durata nel tempo proprio perché diventa un tutt’uno con la struttura ossea di base, ricostruendola completamente.